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15° DOMENICA p.a. B

15° DOMENICA P.A. - B

 

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6,7-13)


In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».  Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano. Parola del Signore

 


Senza pane, senza bisaccia e senza monete nella cintura: solo con un pugno di parole nella gola da trattenere e da far uscire al momento opportuno. Le città li dovranno accogliere non perché sono Simone, o Giuda, o Bartolomeo, o Giacomo, o Giovanni o così via. Ma perché sono i messaggeri del Signore.

Il vangelo di oggi ci presenta i profeti scelti e chiamati da Gesù, persone incaricate di annunciare la sua parola: gli apostoli. Il prezioso tesoro del Regno di Dio è affidato alle nostre fragili mani, come vasi di creta.

E questo suscita ancora stupore, come lo stupore dell’incredulità dei concittadini che non riconoscono nel figlio di Giuseppe l’atteso e lo stupore del Maestro davanti alla durezza dei loro e dei nostri cuori. E’ strano Dio, che affida l’annuncio del Regno a persone balbuzienti! Ma, si sa, Dio è sempre diverso da come ce lo aspettiamo. E così, oggi, siamo chiamati a riflettere sullo stile con cui annunciare la Parola. Liberi di inseguire il vento che spazzola le brughiere, liberi di cantare la dolcezza di un Maestro dalla Bellezza insopportabile. Li cacceranno e li derideranno, li inseguiranno e li offenderanno; e loro dovranno rispondere con la predica più bella, col silenzio mansueto di chi non è né così ingenuo da non capire né così arrogante da sopraffare. La Grazia li renderà aggraziati e loro racconteranno la storia di Lui quando non ci sarà più nessuna storia da raccontare. Come Amos, umile raccoglitore di sicomori:

Come Amos, ognuno di noi è strappato alla sua quotidianità per diventare profeta. Il nostro limite, non limita Dio, ma lo manifesta. Gesù manda i dodici avanti a sé, per preparagli la strada. Non siamo inviati a vendere un prodotto, ma ad annunciare e a suscitare la gioia di aver incontrato Gesù. Vedendo che viviamo da salvati, uomini e donne in cerca di risposte e di speranza si interrogano e chiedono ragione della speranza che è in Gesù. Egli pone delle condizioni all’annuncio, una sintesi per ricordare ai discepoli con quale stile sono chiamati ad annunciare il Regno. Eccole.

  • I discepoli sono mandati ad annunciare il Regno a due a due. Gesù preferisce al geniale guru solitario il faticoso percorso della condivisione fra anime: è l’amore che abbiamo fra di noi che annuncia, non la dialettica spettacolare. Parlare della comunità in termini astratti è bello e poetico. Vivere nella mia comunità, nella mia famiglia con queste persone concrete, giorno dopo giorno, quando si standardizzano gli schemi della relazione è un’altra cosa. Gesù ci invita ad andare all’essenziale, a non fermarci alle sensazioni di pelle, a credere che la testimonianza della comunione, nonostante noi, può davvero spalancare i cuori.
  • Essenzialità: non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca.. non terranno né borsa, né bisaccia, né sandali. Ma un amico sì! Senza cose: ma non senza amici. Hanno solo un bastone a sorreggere il cammino, e un amico a sorreggere il cuore. Un bastone per appoggiarvi la stanchezza e un amico per appoggiarvi la solitudine.
  • Entrati in una casa lì rimaneteGesù chiede di stare, di vivere con, di appartenere a questo mondo. Il punto di arrivo è la casa, non la sinagoga o il tempio. Nella casa, lì Dio ti sfiora, ti tocca. Lo fa in un giorno di festa, quando dici a chi ami parole buone, belle e che si vorrebbero eterne. Lo fa in un giorno di lacrime, quando l’amarezza soffoca la speranza. Il cristianesimo è significativo lì, nella casa, nei giorni della festa e in quelli del dramma, nei figli prodighi, quando l’amore sembra finito e ci si separa, quando l’anziano perde il senno o la salute. Là dove la vita celebra la sua festa e piange. Vangelo quotidiano fatto di ascolto, pazienza, perdono, fiducia, tempo donato, sorriso, speranza…
  • «Se non vi accolgono, nell'andarvene di là scuotete la polvere»E io, annunciatore della Parola, l'ho portata a casa la polvere. Allora potrò di nuovo «uscire». Forte della mia debolezza. Forse in quella polvere, adesso, si può seminare. e raccontare la fatica e la dolcezza dell’incontro con Lui che sempre fa nuove tutte le cose: “dai diamanti non nasce niente, dal letame nsascono i fior” (F. De Andrè)

don Guido

 

 

 


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