+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6,7-13)
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano. Parola del Signore
Senza pane, senza bisaccia e senza monete nella cintura: solo con un pugno di parole nella gola da trattenere e da far uscire al momento opportuno. Le città li dovranno accogliere non perché sono Simone, o Giuda, o Bartolomeo, o Giacomo, o Giovanni o così via. Ma perché sono i messaggeri del Signore.
Il vangelo di oggi ci presenta i profeti scelti e chiamati da Gesù, persone incaricate di annunciare la sua parola: gli apostoli. Il prezioso tesoro del Regno di Dio è affidato alle nostre fragili mani, come vasi di creta.
E questo suscita ancora stupore, come lo stupore dell’incredulità dei concittadini che non riconoscono nel figlio di Giuseppe l’atteso e lo stupore del Maestro davanti alla durezza dei loro e dei nostri cuori. E’ strano Dio, che affida l’annuncio del Regno a persone balbuzienti! Ma, si sa, Dio è sempre diverso da come ce lo aspettiamo. E così, oggi, siamo chiamati a riflettere sullo stile con cui annunciare la Parola. Liberi di inseguire il vento che spazzola le brughiere, liberi di cantare la dolcezza di un Maestro dalla Bellezza insopportabile. Li cacceranno e li derideranno, li inseguiranno e li offenderanno; e loro dovranno rispondere con la predica più bella, col silenzio mansueto di chi non è né così ingenuo da non capire né così arrogante da sopraffare. La Grazia li renderà aggraziati e loro racconteranno la storia di Lui quando non ci sarà più nessuna storia da raccontare. Come Amos, umile raccoglitore di sicomori:
Come Amos, ognuno di noi è strappato alla sua quotidianità per diventare profeta. Il nostro limite, non limita Dio, ma lo manifesta. Gesù manda i dodici avanti a sé, per preparagli la strada. Non siamo inviati a vendere un prodotto, ma ad annunciare e a suscitare la gioia di aver incontrato Gesù. Vedendo che viviamo da salvati, uomini e donne in cerca di risposte e di speranza si interrogano e chiedono ragione della speranza che è in Gesù. Egli pone delle condizioni all’annuncio, una sintesi per ricordare ai discepoli con quale stile sono chiamati ad annunciare il Regno. Eccole.
don Guido