Tempo d’estate, occasione propizia per riscoprire la dimensione bella e buona del nostro mondo. La bellezza affascina, conforta, rende felici, perché se ne ha grandissimo bisogno in un mondo che appare sempre più brutto. La bellezza esige uno sguardo particolare, che vince la superficialità del nostro vivere e vedere le cose. Uno sguardo contemplativo, che sa leggere dentro l’esperienza fattuale del nostro quotidiano. Sguardo profondamente umano e, proprio per questo, autenticamente divino. La bellezza infatti è imparentata con il riposo e la contemplazione di Dio: “E Dio vide che era cosa molto buona”. E il settimo giorno si riposò.
«La bellezza è per i ricercatori di fessure, di soglie segrete, di fili pressoché invisibili». (Angelo Casati). Questa frase ci riporta all’esperienza che tutti facciamo quando, d’estate in montagna, camminiamo per i prati, nel silenzio del primo pomeriggio, e scopriamo sempre nuove meraviglie: il sapiente tessere la tela di un ragno, l’avvicendarsi laborioso delle api all’alveare, il formarsi dei boccioli delle rose; la forma strana e misteriosa di certe nuvole, la verginità delle cime ancora innevate, il profumo di resina dei boschi. E’ un mondo di bellezza quello che ci si rivela: forse perché proprio la solitudine e il silenzio creano attorno a ogni particolare quasi una lente, che ci permette di osservare la profondità delle cose. Un compito affidatoci da decifrare e svolgere. Cercare, nella quotidianità dei giorni che passano, la bellezza che si nasconde dentro all’apparenza immediata delle cose. Come quelle piccole piante selvatiche che in primavera spuntano nelle crepe dell’asfalto, affondando le radici in pochi grammi di terra rubata ai marciapiedi. Come gli occhi ancora perduti nella dolcezza di un limbo dei neonati in carrozzina. O lo sguardo, buono e raro, di qualcuno che veramente ci comprende e ha misericordia di noi.
La bellezza non è un lusso, è qualcosa che infonde una genuina pace. E questa pace può generare letizia, anche in momenti in cui c’è ben poco da essere lieti. Come testimonia nelle sue 'Lettere' (Adelphi) dal campo di raccolta di Westerbork la giovane ebrea Etty Hillesum, prigioniera, in attesa della deportazione a Auschwitz, eppure capace di essere lieta per la bellezza di un arcobaleno. Scrive Clive Staples Lewis, l’autore de 'Le cronache di Narnia': «Quanto a Dio, dobbiamo ricordare che l’anima è solo una cavità che egli riempie».Se perdiamo l’esperienza della bellezza, ecco la noia e la pesantezza della vita. Abbiamo confuso la radicalità del Vangelo con la pesantezza: il volto dei testimoni spesso non è quello dell'illuminazione del monte, ma quello corrucciato dell'imposizione, della lamentazione. C’è un'incandescenza, che parla nei volti, l'incandescenza di qualcosa che ti è accaduto e ti ha acceso il volto, ti ha cambiato la faccia. Sul monte Gesù ha cambiato volto, ma anche i discepoli dal monte scendevano come trasfigurati. Succede a volte che uomini e donne cambino faccia. Li guardi e ti viene spontaneo chiedere loro che cosa sia accaduto. Spesso ti senti dire che si sono innamorati.
Che bello se anche noi cristiani potessimo essere interrogati per il nostro volto, per il brivido del nostro volto. Luminosi della bellezza del monte e cioè della bellezza del Pastore bello. Bello affascinante, emozionante nel suo consegnarsi senza condizioni a noi, non perché siamo puri, perfetti, ma perché siamo amati.
È questa la bellezza che salva, la bellezza di chi si consegna. “Cercare la bellezza non è estetismo, ma un ferita aperta che spinge a quella ricerca da cui siamo partiti, inquietando e sommovendo la nostra sonnolenza, una feritoia che s’affaccia sull’assoluto, sull’eterno, sul mistero, ma attraverso uno spiraglio che ci costringe a protendere lo sguardo e ad aguzzare la vista… Senza la bellezza attraente di Cristo, il cristianesimo rimane arido, funzionale, burocratico, ritualista, un bagno esteriore di convinzioni, rispetto al quale il nostro cuore si mantiene impermeabile... Lasciamoci perciò toccare, incantare, innamorare, ferire dalla bellezza che Dio rivela in Gesù” (José Tolentino Mendonça). Condividere il dono della bellezza che salva significa ancora costruire spazi dove, come nella Trinità, si vive la ricchezza dei volti.
Con questa luce sul volto, saremo testimoni della bellezza contemplata sul monte. E allora, buona estate! Con l’augurio di vivere e testimoniare con gioia la Bellezza.
don Guido