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QUARTA DOMENICA DI PASQUA anno C

 

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 10,27-30)
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola». Parola del Signore

 

Un'immagine d'altri tempi, quella del pastore che viene proposta in questa domenica.                                                                                                                 Il pastore, il gregge, la parola «Le mie pecore ascoltano la mia voce.»      Dio parla. Qualcuno si rivolge a me. Anche se in molti giorni percepisco solo l'eco di un infinito silenzio, in altri la parola di Dio torna a bussare alla mia sordità, a spezzare il silenzio: i cieli non sono vuoti, sopra di me c'è uno sguardo, una parola. C’è la voce di Gesù che si sente.                     Verbo importante: ascoltare.   L'ascolto è il primo modo per far capire all'altro che esiste, che è importante, che conta. E’ come dirgli: Tu vali. Amare è ascoltare. In molti dialetti italiani per dire ubbidire si usa il verbo ascoltare.  Molti genitori si lamentano: «Quel figlio non ci ascolta; quel ragazzo ormai va per la sua strada e non ascolta più nessuno». Ascoltare la voce significa ubbidire. Qual è la parola che mi dice Gesù e che io devo ascoltare? Tutti sono lì a ricordarci continuamente i nostri doveri, tutti ci richiamano all'impegno, allo sforzo di far fruttare i talenti, di mettere in pratica i comandamenti, e molti cristiani rischiano di scoraggiarsi perché non ce la fanno. Le parole di Gesù sono come l'acqua: quella più buona, dissetante, limpida che viene dai monti. Capisci perché Lui incantava? Le sue parole profumavano di bucato, non s'arrestavano al suono, ma le firmava con la vita. Parlava e qualche volta il cuore era in anticipo: allora sentivi il brivido della forza, della passione. Si, ti commuovevi! Sulla strada di Emmaus, due discepoli tristi, dopo aver sentito quel Viandante anonimo e apparentemente distratto, nasceva in loro una domanda: non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?" (Lc 24,32).

E allora è bene, è bello, respirare la forza che nasce da queste parole di Gesù: «Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano». Nessuno tagliato fuori! Ci ricorda, la parola del Signore, un’esperienza: Essere tagliati fuori. Non c’è sensazione peggiore. Ci rende tristi e delusi senza possibile consolazione. Nulla ci rattrista di più, nulla ci spaventa, ci immobilizza, ci svuota di più. Essere tagliati fuori.  Basta una caramella offerta al tuo vicino, ma non a te. È sufficiente un saluto in meno, una parola detta con un tono non giusto, il tuo nome taciuto, non mi ha guardato…, non mi ha invitato a quell’incontro... Sentirsi tagliati fuori è la sensazione più terribile che l’uomo possa sperimentare, perché è come essere rubati a se stessi. È proprio questa paura di essere tagliati fuori che costituisce in noi la necessità perversa adeguarci alle aspettative degli altri, rinunciando a noi stessi. Sentirci tagliati fuori dalle cose, dagli affetti, dalle vicende ci dà l’orribile sensazione di essere tagliati via dalla vita, da tutta la vita, da noi stessi e da Dio. 

Il bambino arrivò a casa in lacrime. Il nonno gli corse incontro e lo strinse tra le braccia. Il bambino continuò a singhiozzare. Il nonno lo accarezzò, cercando di calmarlo.

"Ti hanno picchiato?", gli chiese. Il bambino negò scuotendo la testa.

"Ti hanno rubato qualcosa?". "No" singhiozzò il bambino.

"Ma che ti è successo, allora?", domandò il nonno, preoccupato.

Il bambino tirò su con il naso, poi raccontò: "Giocavamo a nascondino e io mi ero nascosto proprio bene. Ero là che aspettavo, ma il tempo passava... A un certo punto sono uscito fuori e... mi sono accorto che avevano finito di giocare ed erano andati tutti a casa e nessuno era venuto a cercarmi". I singulti gli scuotevano il piccolo petto. "Capisci? Nessuno è venuto a cercarmi".

 

Satana vuole con tutte le sue forze rapirci dalle mani e dal cuore di Dio, ma sa che non può farlo, è una cosa che lui non può fare, non è in suo potere. Satana non può rapirci dalle mani di Dio, ma può indurci, attraverso vicende e situazioni, a tagliarci via da noi stessi, e dunque da Dio, con le nostre stesse mani. Tagliarci via da noi stessi in pratica è come consegnarci nelle mani di Satana. Noi siamo di Dio, siamo suoi e nessuno può separarci da lui.          È la Parola più consolante e bella, confortante e illuminante che cuore umano possa sentire. Venti, difficoltà, rovina, tradimenti, solitudine, peccato, paura, fallimenti, calunnie, se noi non lo vogliamo, non potranno mai e in nessun modo separarci dall’amore di Dio, dal suo cuore, dall’abbraccio della sua tenerezza. Mai separati.  «Nessuno mai ti rapirà dalla mia mano»: mani che hanno dispiegato i cieli e gettato le fondamenta della terra, mani sull'argilla, mani di creatore su Adamo addormentato, e nasce — come estasi dell'uomo — Eva; mani inchiodate alla croce per un abbraccio che non può più terminare, che non può negarsi a nessuno, mai.  «Nessuno ti separerà da queste mani»: allora come bambini ci aggrappiamo forte a quelle mani che non ci lasceranno cadere. Come passeri abbiamo il nido nelle sue mani.  Le mani di Dio! Mani di pastore contro i lupi, mani impigliate nel folto della vita, mani che proteggono la fiammella smorta.  Il Vangelo è una storia di mani. La vita eterna è un posto fra le mani di Dio.          Ora è nostro compito prolungare il Vangelo, completare questa storia di mani che sono per gli altri, che esistono per gli altri.                                                                                                                                                                                             «Le mie pecore ascoltano la mia voce». Io non so, Signore, se davvero ti ascolto. Ma ti prego: se non ti ascolto, parla più forte, chiamami più forte. Se trovi chiusa la porta del cuore, non andare via, Signore. Se tardo ad aprire, non andare via.  E credo, Signore, che dalle tue mani non sarò mai separato, non sarò mai rapito. Io credo nell'inseparato amore, «il solo pastore che nei cieli ci fa camminare » (D.M. Turoldo).

don Guido

 

 

 


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